
Cari esploratori e guide, oggi voglio condividere con voi una pagina straordinaria della storia dello scoutismo italiano, una storia che parla di coraggio, determinazione e fedeltà ai nostri ideali. Parleremo delle Aquile Randagie, un gruppo di scout che, durante il periodo fascista, scelse di non piegarsi alle imposizioni del regime e mantenne viva la fiamma dello scoutismo in Italia.
Le Origini dello Scoutismo in Italia
Lo scoutismo, nato nel 1907 grazie all’intuizione di Robert Baden-Powell, si diffuse rapidamente in tutto il mondo, giungendo in Italia nei primi anni del Novecento. Il primo esperimento italiano di scautismo risale al 1910, quando Sir Francis Vane, un baronetto inglese, insieme al maestro Remo Molinari, fondò il primo riparto scout a Bagni di Lucca, dando vita ai “Ragazzi Esploratori Italiani” (REI).
Parallelamente, a Genova, il professor Mario Mazza trasformò la sua associazione giovanile “Le Gioiose” nei “Ragazzi Esploratori Italiani”, adottando i principi dello scoutismo.
Nel 1912, venne fondato il Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani (CNGEI), la prima organizzazione scout italiana con riconoscimento internazionale.
Lo Scoutismo durante il Fascismo
Con l’avvento del regime fascista, le organizzazioni giovanili furono sottoposte a un rigoroso controllo statale. Nel 1928, il fascismo decretò lo scioglimento di tutte le associazioni scout, incorporando i giovani nell’Opera Nazionale Balilla. Tuttavia, non tutti gli scout accettarono questa imposizione.
La Nascita delle Aquile Randagie
In risposta allo scioglimento forzato, alcuni gruppi scout di Milano, Monza e Parma decisero di continuare le attività in clandestinità. Si facevano chiamare Aquile Randagie. Guidati da figure carismatiche come Andrea Ghetti (noto come “Baden”) e Carlo Colombo (“Kelly”), questi giovani coraggiosi continuarono a praticare lo scoutismo, sfidando le leggi fasciste.
Le Attività Clandestine
Le Aquile Randagie organizzavano campi, riunioni e attività formative in segreto. Uno dei loro rifugi principali era la Val Codera, una valle isolata nelle Alpi lombarde, dove potevano operare lontano dagli occhi indiscreti del regime. Qui, oltre alle tradizionali attività scout, discutevano di valori come la libertà, la giustizia e la resistenza all’oppressione.
Il Ruolo nella Resistenza
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione nazista, le Aquile Randagie intensificarono il loro impegno. Collaborarono con la Resistenza italiana, aiutando ebrei, prigionieri di guerra e oppositori politici a fuggire in Svizzera. Attraverso la rete clandestina chiamata “Oscar”, riuscirono a salvare centinaia di vite, mettendo in pratica il loro motto: “Estote Parati” (Siate Pronti).
Il Riconoscimento Post-Bellico
Dopo la liberazione dell’Italia, le Aquile Randagie emersero dall’ombra. Molti dei loro membri continuarono a contribuire allo sviluppo dello scoutismo italiano. Andrea Ghetti divenne una figura di spicco nell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), mentre altri membri ricoprirono ruoli importanti nella società civile.
L’Eredità delle Aquile Randagie
La storia delle Aquile Randagie è un potente esempio di come lo scoutismo possa forgiare individui coraggiosi e determinati, pronti a difendere i valori in cui credono anche nelle circostanze più avverse. Il loro impegno durante il periodo più buio della storia italiana è una testimonianza del potere della fede, della comunità e dell’educazione scout.
Conclusione
Cari scout, la storia delle Aquile Randagie ci insegna l’importanza di rimanere fedeli ai nostri principi, anche quando le circostanze sono difficili. Ci ricorda che lo scoutismo non è solo un insieme di attività all’aperto, ma una scuola di vita che ci prepara ad affrontare le sfide con coraggio e integrità.